Smantellamento dell’edificio reattore

Stato: programmato
Fase I: 2020 – 2027 - abbassamento edificio reattore
Fase II: sarà avviata con la disponibilità del Deposito Nazionale

La gran parte della radioattività di una centrale nucleare si trova nel combustibile nucleare, ossia quello che rende possibile la produzione di energia elettrica. 

Quella di Latina è una centrale nucleare a gas grafite del tipo Magnox ad uranio naturale. Il reattore veniva refrigerato con un gas (anidride carbonica) e utilizzava la grafite per creare stabilità nel processo di fissione, garantendo così la produzione di energia. 

Gli elementi di combustibile, contenuti nel nocciolo del reattore, erano inseriti in appositi canali realizzati in una pila di grafite. 

Il reattore, che contiene il nocciolo, è racchiuso in una struttura in calcestruzzo armato, che ha la funzione anche di schermo biologico dalle radiazioni e che costituisce la struttura principale dell’edificio. L’asportazione del calore dal nocciolo e la sua trasformazione in vapore era garantita da un circuito costituito dalle condotte, dai boiler e dai ventilatori (soffianti). L’energia termica del vapore passava poi alle turbine, sotto forma di energia meccanica, e al generatore elettrico, trasformandosi a questo punto in energia elettrica. 

Dopo il fermo della centrale si è provveduto alla rimozione del combustibile e al mantenimento in sicurezza delle strutture. 

Risale agli anni Novanta l’attività di smantellamento delle macchine di carico e scarico del combustibile che permettevano di effettuare il ricambio e sostituire gli elementi di combustibile con elementi freschi senza spegnere il reattore. Lo smantellamento delle macchine ha prodotto circa 2.400 tonnellate di materiale di cui il 90% costituito da materiali cementizi che è stato rilasciato e inviato a recupero in quanto non radioattivo. Il restante 10%, costituito da metalli contaminati è stato trattato ed è oggi stoccato nei depositi temporanei della centrale. 

Il piano di demolizione complessivo dell’edificio reattore sarà eseguito in due fasi distinte, oggetto di due differenti iter autorizzativi. La prima, autorizzata dal Ministero dello Sviluppo economico il 20 maggio 2020, prevede una riduzione dei volumi dell’edificio, analogamente a quanto previsto sul sito di Windscale (UK); la seconda fase prevede la rimozione della grafite e lo smantellamento del suo contenitore e la demolizione dell’intero edificio. 

Nel frattempo, Sogin con specifici iter autorizzativi ha avviato una serie di attività. Ad esempio, sono state smantellate le sei condotte inferiori e superiori del circuito primario, le sei soffianti e alcuni sistemi e componenti ausiliari del circuito primario. Durante lo smantellamento si è tenuto sotto controllo l’intero processo con l’obiettivo di minimizzare la produzione di rifiuti radioattivi e massimizzare la possibilità di recupero dei materiali, anche con l’adozione di tecniche di decontaminazione. 

Nell’edificio reattore conclusi i lavori di smantellamento dei boiler, si procederà con la sigillatura dello schermo biologico e la realizzazione di un nuovo sistema di ventilazione e deumidificazione in circuito chiuso che eviti fenomeni di ossidazione e corrosione del vessel e degli impianti presenti. 

Tra il 2023 e il 2025, è invece previsto l’adeguamento strutturale e impiantistico di alcuni locali dell’edificio reattore a deposito temporaneo dei rifiuti radioattivi. In tal modo, sarà incrementata la capacità di stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi nel sito, necessaria per portare avanti le attività di decommissioning senza realizzare nuovi edifici. 

La fase 1 si concluderà nel 2027 con lo smantellamento delle infrastrutture e l’abbassamento dell’edificio reattore, che passerà da 53 a 38 metri. 

Con la disponibilità del Deposito Nazionale, sarà possibile avviare la fase 2 dello smantellamento dell’edificio reattore. 

La fase 2 terminerà con il rilascio del sito privo di vincoli radiologici. Tale condizione sarà raggiunta con lo smantellamento di tutti gli edifici e il conferimento dei rifiuti radioattivi al Deposito Nazionale, operazione che permetterà, quindi, anche la demolizione del nuovo deposito temporaneo.