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Glossario

Aree ritenute idonee alla realizzazione di un deposito per rifiuti radioattivi. Sono individuate a seguito dell’esecuzione di indagini di dettaglio fatte direttamente su “aree potenzialmente idonee”, che confermano caratteristiche territoriali, preliminarmente valutate, di elevate prestazioni ai fini della sicurezza dell’uomo e dell’ambiente.
Aree ritenute potenzialmente idonee alla realizzazione di un deposito di smaltimento di rifiuti radioattivi. Sono individuate a seguite di indagini territoriali preliminari che mettono in evidenza caratteristiche di elevate prestazioni ai fini della sicurezza dell’uomo e dell’ambiente.
Agenzia Regionale per la Protezione dell Ambiente. Le funzioni delle ARPA sono il controllo del rispetto della normativa ambientale e il supporto tecnico agli Enti titolari di funzioni di programmazione e di amministrazione attivi in campo ambientale. Sono presenti in tutte le regioni italiane.
Processo che induce radioattività in materiali sottoposti a un flusso di neutroni. L’attivazione è causata dalla cattura di neutroni da parte dei nuclei degli atomi colpiti. Gli atomi, con un neutrone in più, diventano più pesanti e passano a uno stato eccitato. Il nucleo radioattivo cosi generato può decadere con tempi di dimezzamento che vanno da frazioni di secondo fino a molti anni, emettendo particelle di diversa natura.
È il tasso di decadimento radioattivo, cioè il numero di transizioni nucleari spontanee nell’unità di tempo di un radionuclide da uno specifico stato di energia; si misura in Becquerel.
Autorizzazione alla costruzione e all’esercizio del Deposito Nazionale. Viene ottenuta dall’operatore del deposito al termine del processo di localizzazione, a seguito della presentazione, agli organismi competenti, di adeguata istanza corredata dal progetto del deposito, dell’analisi di sicurezza e di tutti documenti ad essi allegati.
Elementi di varia forma geometrica che, inseriti nel nocciolo del reattore, assorbono parte dei neutroni e ne controllano la potenza. Alcune barre di controllo sono dedicate alla fermata immediata del reattore (SCRAM) che viene ottenuta tramite il loro inserimento rapido nel nocciolo.
È l unità internazionale di misura dell attività dei radionuclidi. Corrisponde ad una transizione per secondo. Esprime un valore molto basso in quanto, ad esempio, molti minerali presentano radioattività pari a migliaia di Bq al chilogrammo.
La condizione in cui un impianto nucleare è stato soggetto alla demolizione di tutti gli edifici. Tutti i rifiuti prodotti dallo smantellamento delle strutture sono condizionati e stoccati in sicurezza in appositi depositi temporanei, in attesa di essere conferiti a un deposito centralizzato.
Filiera di reattori nucleari ad acqua leggera (Light Water Reactor, LWR) usati per la produzione di energia elettrica. Sono i reattori commercialmente più diffusi dopo i reattori ad acqua pressurizzata (Pressurized Water Reactor, PWR). Sono reattori a ciclo diretto, nel senso che l acqua che funge da moderatore e da refrigerante nel nocciolo è portata a ebollizione nel vessel e inviata direttamente in turbina per la generazione di energia. Appartengono a questa filiera i reattori di Garigliano e di Caorso, nonché i moderni reattori di terza generazione (ABWR, Advanced Boiling Water Reactor) del consorzio americano-giapponese GE-Hitachi.
L’insieme delle attività volte a definire la natura merceologica e le caratteristiche chimico-fisiche-radiologiche di un rifiuto radioattivo. Essa può essere realizzata in più fasi e, sulla base delle caratteristiche radiologiche, permette di classificare i rifiuti radioattivi, al fine di individuare il tipo di sistemazione definitiva più adeguata; permette anche di individuare i processi da effettuare sul rifiuto per la gestione e lo stoccaggio temporaneo in sicurezza.
Quantitativo di combustibile che, inserito nel nocciolo, consente il funzionamento di un reattore.
Contenitore metallico schermante ad alta resistenza, utilizzato per il trasporto e/o lo stoccaggio degli elementi di combustibile nucleare irraggiato o dei residui ad alta attività del riprocessamento del combustibile stesso.
Locali chiusi, isolati dall ambiente e fortemente schermati nei quali è possibile operare sulle materie nucleari attraverso manipolatori guidati dall esterno.
Processo con il quale il rifiuto radioattivo viene inglobato in una matrice di cemento e reso inerte rispetto all ambiente. E utilizzato per il condizionamento e l immobilizzazione di rifiuti radioattivi a bassa attività e, in particolari situazioni, per il condizionamento di rifiuti radioattivi a media attività in alternativa al processo di vetrificazione generalmente adottato per i rifiuti derivanti del riprocessamento del combustibile nucleare.
Impianto termoelettrico per la produzione di elettricità nel quale la caldaia a combustibile convenzionale è sostituita da un generatore nucleare.
Termine utilizzato per indicare le varie fasi della gestione del combustibile nucleare; può essere di tipo aperto o chiuso. Un ciclo chiuso è costituito dalle fasi di approvvigionamento dell uranio naturale ed eventuale arricchimento in uranio 235, di fabbricazione degli elementi di combustibile, del suo impiego nel reattore nucleare, di attività di riprocessamento con la separazione dei residui dal materiale fissile che sarà reimpiegato per la produzione di nuovo combustibile. Nel caso di ciclo aperto, il combustibile irraggiato, viene smaltito direttamente senza recupero del materiale fissile residuo.
In una centrale elettronucleare è il sistema nel quale circola un fluido refrigerante (acqua, gas o metallo liquido) che asporta il calore dal nocciolo per produrre vapore da inviare in turbina. In alcuni reattori il vapore viene prodotto nel nocciolo stesso e va in turbina, mentre in altri il vapore viene prodotto in uno scambiatore di calore (Generatore di Vapore) e quindi inviato in turbina.
È il materiale, fissile e fertile, che viene utilizzato per realizzare le barre di combustibile da utilizzare in un reattore nucleare. Tipicamente il materiale è costituito da pasticche cilindriche di 1 cm circa di altezza e di diametro di ossido di uranio arricchito in uranio 235 o isotopi di plutonio. Le pasticche sono raccolte in cilindri metallici (rods) raccolti poi in fasci che costituiscono l’elemento o barra di combustibile (fuel assembly).
Sono elementi di combustibile nucleare 'usati' o 'bruciati' per un certo periodo di tempo nelle centrali elettronucleari per produrre energia elettrica. Mentre il combustibile fresco può essere maneggiato senza particolari precauzioni, il combustibile irraggiato, oltre a produrre ancora una certa quantità di calore, è estremamente radioattivo.
Complesso delle operazioni che consente la immobilizzazione dei rifiuti radioattivi solidi o la solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi (tramite, ad esempio, cementazione o vetrificazione) e il loro inserimento in idonei contenitori. I manufatti ottenuti a seguito di questo processo presentano caratteristiche di stabilità chimica e fisica che li rendono adatti alla movimentazione, al trasporto, allo stoccaggio temporaneo e alla sistemazione definitiva.
Assemblaggio di componenti necessari a racchiudere completamente i rifiuti radioattivi ai fini della movimentazione, del trasporto, dello stoccaggio e della sistemazione definitiva. Può essere eseguito con uno o più contenitori e con schermi che hanno lo scopo di schermare le radiazioni, di evitare danni causati al contenitore da eventuali urti, di isolare dal calore prodotto dai rifiuti.
L’insieme di criteri qualitativi/quantitativi, tecnico/gestionali che hanno lo scopo di indirizzare la gestione dei rifiuti radioattivi ai fini della produzione di manufatti stabili che possano cosi essere accettati da un deposito di stoccaggio temporaneo o di sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi. Vengono sviluppati dall’operatore del deposito e approvati dall’Autorità di Controllo e possono riguardare tutte le proprietà chimiche, fisiche, geometriche e radiologiche dei rifiuti e dei manufatti che hanno un ruolo nella sicurezza di lungo periodo del deposito.
Insieme delle caratteristiche e degli atteggiamenti degli individui e delle organizzazioni volti a garantire che la sicurezza dell impianto nucleare sia considerata una priorità e riceva la dovuta attenzione. È parte integrante della cultura dell organizzazione e si fonda sul miglioramento continuo attuato e verificato attraverso meccanismi di incentivazione, incontri, sopralluoghi e corsi di formazione a tutti i livelli societari.
È la trasformazione, attraverso l emissione di particelle e/o radiazioni, di un nucleo radioattivo in un altro nucleo, fino al raggiungimento dello stato di stabilità.
Termine inglese che definisce l' insieme delle operazioni di decontaminazione, smantellamento e gestione dei rifiuti radioattivi delle installazioni nucleari con l obiettivo di giungere alla rimozione di ogni vincolo radiologico. Il completamento di queste operazioni permette di restituire il sito alla comunità per altri usi. In italiano si può tradurre con il termine 'disattivazione'.
È un processo di trattamento finalizzato all’eliminazione della contaminazione radioattiva dai materiali attraverso processi di tipo chimico, elettrochimico, termico o meccanico.
Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove saranno messi in sicurezza i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Il Deposito Nazionale sarà costituito dalle strutture per la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività e da quelle per lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi a media e ad alta attività, che dovranno essere successivamente trasferiti in un deposito geologico di profondità, idoneo alla loro sistemazione definitiva. Parte dei rifiuti di media attività sotto specifici requisiti potrebbero essere conferiti al Deposito nazionale per la sistemazione definitiva. Insieme al Deposito Nazionale sorgerà un Parco Tecnologico, nel quale saranno avviate attività di ricerca di alto profilo sulle nuove metodologie di gestione dei rifiuti radioattivi e su tecnologie di interesse per il territorio che ospiterà il Deposito Nazionale.
Struttura costruita per ospitare, temporaneamente rifiuti radioattivi.
Quantità di energia assorbita dalla materia a seguito dell esposizione a radiazioni ionizzanti. La sua unità di misura è il Gray. Nel caso del corpo umano si fa riferimento invece alla cosiddetta dose efficace che tiene conto degli effetti biologici e la cui unità di misura è il Sievert.
Struttura presente nelle centrali nucleari ad acqua bollente (tipo Caorso) nel quale gli effluenti aeriformi provenienti da turbina e condensatore vengono analizzati e trattati prima di essere rilasciati nell ambiente esterno.
Edificio destinato a contenere il turbogeneratore e tutti i componenti del ciclo termico (condensatore, preriscaldatori ecc…).
Liquidi a bassissima radioattività, costituiti principalmente da acqua, che sono rilasciati all ambiente, previo controllo ed eventuale trattamento da parte dell operatore, rispettando i limiti imposti dalla autorità.
Nome di una centrale nel Minnesota (USA) definitivamente fermata da molti anni. Una parte del suo combustibile è stato trasferito in Italia alla fine degli anni 70 per il suo riprocessamento, nell ambito di un accordo di ricerca fra i due Paesi in campo nucleare. La particolarità di questo combustibile è di essere costituito prevalentemente dall elemento torio, oltre che dall uranio.
Figura che possiede le cognizioni e l’addestramento necessari sia per effettuare misurazioni, esami, verifiche o valutazioni di carattere fisico, tecnico o radiotossicologico, sia per assicurare il corretto funzionamento dei dispositivi di radioprotezione, sia per fornire tutte le altre indicazioni e formulare provvedimenti atti a garantire la sorveglianza fisica per la protezione dei lavoratori e della popolazione. La sua qualificazione è riconosciuta secondo le procedure stabilite nel D.lgs. n. 230/95 e ss.mm.ii.
Processo attraverso il quale, a partire dall Uranio arricchito al livello desiderato, vengono realizzati gli elementi di combustibile per essere successivamente impiegati all interno dei reattori. Nei reattori ad acqua leggera il combustibile si trova nella forma di pastiglie di biossido di Uranio inserite generalmente in apposite guaine in lega di Zirconio. In Italia era in funzione l impianto di fabbricazione di Bosco Marengo (Alessandria), attualmente in avanzata fase di smantellamento.
È una specializzazione della laurea in fisica, l’operatore nucleare ha strutture organizzative dedicate che si occupano della protezione dei lavoratori e più in generale delle persone dai possibili effetti delle radiazioni ionizzanti.
La fissione nucleare è la reazione che porta alla scissione di un nucleo pesante in due o più parti (frammenti di fissione) con liberazione di energia (energia di fissione) ed emissione di due o tre neutroni, detti di fissione, in grado a loro volta di provocare nuove fissioni (reazione a catena).
La fusione nucleare è la reazione innescata da altissime temperature e pressioni, che provoca l unione dei nuclei di atomi leggeri (generalmente isotopi dell idrogeno), con liberazione di energia.
Forma allotropica del Carbonio usata per controllare l andamento della reazione a catena (moderatore) in alcuni tipi di reattori nucleari
Stato conseguito da un sito su cui insiste un impianto nucleare a seguito del completamento del decommissioning. Consiste nella restituzione del sito alla comunità locale per altri usi senza vincoli di natura radiologica conseguita attraverso lo smantellamento dell’impianto, di tutti gli edifici, dei depositi temporanei, il conferimento a un deposito centralizzato dei rifiuti radioattivi e la pulizia finale delle aree di sito.
L International Atomic Energy Agency è un organo delle Nazioni Unite che nasce nel 1957 con lo scopo di sostenere l uso pacifico dell energia nucleare. L Agenzia, con sede a Vienna, è l organismo internazionale che ha il compito di verificare che le operazioni in campo nucleare garantiscano la massima tutela dei lavoratori, delle persone e dell ambiente. Svolge attività ispettive e di controllo negli impianti nucleari che possono causare un utilizzo improprio del combustibile nucleare. Tale funzione nell Unione Europea è delegata alla struttura Euratom. Pubblica documenti contenenti le linee guida e lo stato dell arte sui temi della sicurezza, della tecnologia nucleare, dei rifiuti radioattivi e del decommissioning.
Documentazione analitica dei rifiuti radioattivi sul territorio nazionale, che include una proiezione dei rifiuti futuri. L’obiettivo dell’Inventario Nazionale è quello di guidare l’intera gestione dei rifiuti radioattivi, incluse le fasi dello stoccaggio e della sistemazione definitiva. Per questo i rifiuti possono essere computati nella forma condizionata, ossia nello stadio di manufatti finali.
Parte della centrale che ospita il sistema nucleare di generazione della potenza, costituito dal reattore e dall eventuale scambiatore di calore.
Atomi dello stesso elemento che differiscono solo per il numero di neutroni contenuti nel nucleo, quindi con lo stesso numero atomico ma diverso numero di massa. Alcuni isotopi dello stesso elemento possono essere instabili e quindi radioattivi
Centro comune di ricerca della Commissione Europea, localizzato nel comune di Ispra (VA), istituito nel 1957 nell ambito del trattato EURATOM. Svolge attività di ricerca e di supporto tecnico-scientifico in campo nucleare ai paesi membri dell Unione Europea. Oggi il suo impegno è prevalentemente di ricerca in campi diversi dal nucleare.
Procedura che riguarda il rilascio delle autorizzazioni per la costruzione o la disattivazione dell impianto. Si applica anche alle modifiche di progetto durante l esercizio o ai progetti funzionali alla disattivazione.
Processo di selezione di un sito idoneo alla realizzazione di un deposito per rifiuti radioattivi. Il processo si articola nelle seguenti fasi: ricerca sulle aree, selezione del sito, caratterizzazione del sito ed eventuale? conferma del sito stesso. La procedura permette di escludere tutte le porzioni di territorio che presentano, sulla base delle loro caratteristiche territoriali di interesse specifico (criteri), dei valori non soddisfacenti rispetto a uno standard opportunamente predefinito, e che comprendono valutazioni di tipo socio-ambientale.
Famiglia di reattori nucleari che utilizzano l acqua leggera (l acqua comunemente presente in natura e con un contenuto assai basso di Deuterio) quale moderatore e refrigerante del nocciolo. Appartengono a questa famiglia la filiera dei PWR progettati, tra gli altri, dalla americana Westinghouse e dalla francese AREVA e dei BWR progettati, tra gli altri, dalla americana General Electric.
Filiera di reattori moderati a grafite e raffreddati a gas (anidride carbonica) progettati nel Regno Unito negli anni 50. Una loro particolarità consisteva nell utilizzo, quale combustibile, di Uranio naturale, ossia non arricchito, e in forma metallica. Appartiene a questa filiera il reattore di Latina.
Residuo radioattivo, generalmente cementato o vetrificato, prodotto dal condizionamento, costituito dal rifiuto dopo trattamento e da un idoneo contenitore. Le caratteristiche del manufatto ne permettono il conferimento al deposito nazionale per lo stoccaggio o la sistemazione definitiva.
Materiale non radioattivo presente all interno dell area di centrale.
Insieme delle azioni che, dopo il definitivo arresto della centrale nucleare e in attesa di avviarne il suo smantellamento, sono attuate per garantire condizioni di sicurezza agli operatori, alla popolazione e all ambiente. Rappresenta una fase preliminare del decommissioning, che può durare anche alcuni decenni, ed è propedeutica alle successive attività di decontaminazione e smantellamento poiché durante tale periodo si ha una riduzione significativa della radioattività presente nell impianto grazie al decadimento di una parte dei radionuclidi inizialmente presenti al momento della chiusura.
Operazione con la quale la centrale viene per la prima volta collegata alla rete elettrica nazionale per trasferire l energia elettrica prodotta.
Combustibile nucleare ottenuto a partire dal riprocessamento del combustibile irraggiato e costituito da ossidi misti (da cui il nome) di Uranio e Plutonio.
Agenzia dell OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) con sede a Parigi, la cui missione è assistere gli stati membri per mantenere e sviluppare, attraverso la cooperazione internazionale, le basi scientifiche, tecnologiche e legali richieste per lo sfruttamento sicuro, ecocompatibile ed economico dell energia nucleare per scopi pacifici. Anch essa, come l AIEA, è attiva nella produzione di pubblicazioni e nella promozione di incontri volti a favorire lo scambio di informazioni tra gli enti coinvolti nel settore nucleare.
Programma di tutte le autorizzazioni necessarie prima di procedere ai lavori all interno dell impianto.
Piano temporale di tutti i contratti necessari per la realizzazione di un progetto.
Programma di tutti i documenti di studio e di progettazione.
Elemento chimico prodotto nel nocciolo a seguito di reazioni nucleari di cattura neutronica su nuclei di Uranio (fertilizzazione) e utilizzato nel nocciolo stesso quale combustibile nucleare, sia durante il processo di fertilizzazione sia dopo l eventuale riprocessamento del combustibile irraggiato.
Evento nel quale il nocciolo del reattore raggiunge una condizione in cui la reazione a catena diventa stabile e si autosostiene.
È il prodotto finale del riprocessamento del combustibile irraggiato, ed è generalmente costituito dalle soluzioni nitriche di Uranio e Plutonio purificate e pronte, previa solidificazione, per la rifabbricazione del combustibile nucleare. Il termine viene utilizzato in particolare per la soluzione nitrica di uranio e torio dell impianto ITREC derivante dal riprocessamento del combustibile Elk River.
Particelle nucleari con carica elettrica positiva. Possono essere liberati all interno degli acceleratori e sono impiegati in campo medico.
Filiera di reattori nucleari ad acqua leggera (Light Water Reactor, LWR) usati per la produzione di energia elettrica. Sono i reattori commercialmente più diffusi. Sono costituiti da un circuito primario nel quale l acqua leggera, mantenuta in fase liquida grazie a un apposito sistema, funge da moderatore e da refrigerante del nocciolo, e da un circuito secondario nel quale l acqua leggera, dopo aver attraversato uno scambiatore di calore (generatore di vapore) e aver assorbito calore dall acqua del primario, passa in fase vapore ed espande in turbina generando energia meccanica, successivamente convertita in energia elettrica mediante un alternatore. Appartengono a questa filiera il reattore di Trino Vercellese, nonché i moderni reattori di terza generazione AP1000 ed EPR progettati rispettivamente dall americana Westinghouse e dalla francese AREVA.
Nel caso della gestione dei rifiuti radioattivi, è il processo che permette di verificare la rispondenza di un materiale o di un manufatto a quanto richiesto per il suo stoccaggio o il suo smaltimento.
Radiazioni dotate di sufficiente energia da poter ionizzare gli atomi espellendo uno o più elettroni dagli orbitali esterni. Appartengono a questa famiglia le particelle alfa e beta, i raggi gamma e i neutroni.
Vedi Rifiuto Radioattivo
Fenomeno fisico che consiste nella trasformazione di isotopi instabili attraverso l emissione spontanea di particelle e/o da radiazioni elettromagnetiche. È normalmente presente nell ambiente in cui viviamo (es. rocce, acqua, minerali e gas).
La radioattività ambientale è connessa con la presenza nel suolo, nelle acque e nell aria di sostanze radioattive di origine naturale, quali ad esempio il radon, e di origine artificiale, quali quelle derivanti dai test nucleari effettuati negli anni 50 e 60. Alla radioattività naturale ed artificiale si aggiungono i raggi cosmici, cioè una radiazione formata da particelle di varia natura, che provengono dallo spazio e attraversano, sia pur attenuati, l atmosfera. La radioattività ambientale può variare significativamente da un luogo a un altro, a seconda delle conformazione geologica del territorio o della quota.
La radioattività artificiale ha origine dalle attività umane le cui applicazioni prevedono l utilizzo di materiali radioattivi; tra queste, ad esempio, la produzione di energia elettrica da fonte nucleare, la ricerca scientifico-tecnologica e le pratiche medico-diagnostiche (ad esempio radio farmaci, tomografia assiale computerizzata, tomografia ad emissione di positroni).
Gli isotopi presenti in natura sono quasi tutti stabili. Tuttavia, alcuni isotopi naturali e quasi tutti gli isotopi artificiali presentano nuclei instabili a causa di un eccesso di energia nel nucleo che rende instabile la presenza di protoni e/o di neutroni. L instabilità di un nucleo provoca un processo di decadimento radioattivo. Questi isotopi vengono definiti isotopi radioattivi, radioisotopi o radionuclidi. I Radionuclidi si distinguono, sulla base del Decreto Ministeriale del 7 agosto 2015, in • Radionuclidi a vita molto breve - radionuclidi con tempo di dimezzamento minore o uguale a 100 giorni; • Radionuclidi a vita breve - radionuclidi con tempo di dimezzamento maggiore di 100 giorni e minore o uguale a 31 anni; • Radionuclidi a vita lunga - radionuclidi con tempo di dimezzamento maggiore di 31 anni.
Disciplina che si occupa dello studio degli effetti delle radiazioni sull uomo e sull ecosistema e dei metodi per prevenire eventuali danni. Nell ambito del decommissioning riveste un ruolo di primo piano ed è attuata attraverso un insieme di misure tecniche e gestionali che trovano espressione nei cosiddetti Obiettivi di Radioprotezione, miranti a garantire la massima protezione dei lavoratori, della popolazione e dell ambiente, in accordo con quanto stabilito a livello internazionale dalla IAEA e da altri organismi e in ambito nazionale dal Decreto Legislativo 230/95 e ss.mm.ii.
Recipiente metallico che contiene il nocciolo del reattore e i canali per il passaggio del refrigerante. In alcuni tipi di reattori è progettato per resistere a pressioni molto elevate. Ad esempio, in un reattore ad acqua leggera di tipo PWR, la pressione all interno del vessel è dell ordine delle 160 atmosfere.
Apparato destinato ad usi pacifici progettato od usato per produrre una reazione nucleare a catena, capace di autosostenersi.
Sostanza (generalmente acqua o gas) usata per estrarre il calore dal reattore nucleare durante il suo funzionamento o il calore di decadimento dopo la sua fermata.
Documento formale, richiesto dalla normativa, nel quale si specifica l organizzazione e le funzioni del personale addetto alla direzione, alla conduzione e alla manutenzione di un impianto nucleare. E indispensabile durante l esercizio dell impianto ed è richiesto, nelle parti di pertinenza, anche durante il processo di decommissioning.
Sistema che permette di realizzare il monitoraggio ambientale attraverso: l individuazione dei punti in cui effettuare il prelievo dei campioni, le tipologie di strumenti e di misure da usare, la frequenza dei prelievi, i valori di riferimento attesi. In campo nucleare è effettuata mediante appositi rivelatori fissi o mobili in grado di monitorare in continua il livello delle radiazioni gamma e delle particelle alfa.
Materiali, di cui non si prevede alcun riutilizzo, contenenti radionuclidi in concentrazione superiore ai livelli di rilascio. Secondo il Decreto Ministeriale del 7 agosto 2015 sono classificati come segue. • Rifiuti a vita molto breve - rifiuti radioattivi che contengono radionuclidi con tempo di dimezzamento inferiore a 100 giorni, che richiedono sino ad un tempo massimo di 5 anni per raggiungere concentrazioni di attività inferiori ai valori determinati ai sensi dell’art. 1, comma 2, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230. • Rifiuti ad attività molto bassa - rifiuti radioattivi con livelli di concentrazione di attività che non soddisfano i criteri stabiliti per i rifiuti esenti, ma comunque inferiori a 100 Bq/g di cui al massimo 10 Bq/g per radionuclidi alfa emettitori a lunga vita. Sono inclusi in tale categoria i rifi uti contenenti prevalentemente radionuclidi a vita breve in concentrazioni tali da raggiungere in 10 anni valori di concentrazione di attività inferiori ai livelli di allontanamento stabiliti ai sensi dell’art. 30 e dell’art. 154, comma 3 -bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230. • Rifiuti di bassa attività – in questa categoria rientrano i rifiuti radioattivi caratterizzati da livelli di concentrazione di attività inferiori o uguali a 5 MBq/g per i radionuclidi a vita breve, inferiori o uguali a 40 kBq/g per gli isotopi a lunga vita del Nichel e inferiori o uguali a 400 Bq/g per i radionuclidi a lunga vita. • Rifiuti di media attività - I rifiuti radioattivi con concentrazioni di attività superiori ai valori indicati per i rifiuti di bassa attività, tali comunque da non richiedere, durante il deposito e lo smaltimento, l’adozione di misure per la dissipazione del calore generato. In questa categoria rientrano i rifiuti che contengono radionuclidi a lunga vita tali da richiedere, nella maggior parte dei casi, un grado di isolamento superiore rispetto a quello di un impianto di smaltimento superficiale con barriere ingegneristiche e quindi lo smaltimento in formazioni geologiche. • Rifiuti di alta attività - rifiuti radioattivi con concentrazioni di attività molto elevate, tali da generare una significativa quantità di calore o elevate concentrazioni di radionuclidi a lunga vita, o entrambe tali caratteristiche, che richiedono un grado di isolamento e confinamento dell’ordine di migliaia di anni ed oltre. Per tali rifiuti è richiesto lo smaltimento in formazioni geologiche.
Trattamento che permette di ricavare dal combustibile nucleare esaurito nuovo materiale fissile riutilizzabile come combustibile per la produzione di energia. Questo processo permette di recuperare oltre il 95% del volume del combustibile irraggiato con la produzione solo di una minima quantità di rifiuti radioattivi ad alta attività, pari a meno del 5%, che vengono condizionati in una forma che ne riduce considerevolmente il volume e ne garantisce la conservazione in sicurezza nel lungo termine.
Termine utilizzato per indicare un piano di lavoro isolato dall esterno dove, attraverso delle fessure alle quali sono applicate dei guanti isolanti, si svolgono le operazioni di manipolazione e/o produzione del combustibile in condizioni di sicurezza per gli operatori.
Complesso delle norme, delle tecniche e delle procedure da adottare per garantire la tutela della salute dei lavoratori nello svolgimento delle attività non nucleari (convenzionali) all interno della centrale.
Prevenzione degli eventi incidentali e protezione dalle eventuali conseguenze sull uomo e sull ecosistema. Si articola in un complesso di norme, tecniche e procedure atte a garantire gli obiettivi di sicurezza radiologica stabiliti in sede internazionale in una centrale o in un impianto nucleare.
Il Sievert (simbolo Sv) è l unità di misura della dose efficace nel Sistema Internazionale ed è una misura degli effetti e del danno provocato dalla radiazione su un organismo. La dose efficace ha le stesse dimensioni della dose assorbita, ovvero energia per unità di massa.
In una centrale nucleare si hanno diversi sistemi che assolvono specifiche funzioni, rilevanti per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria, quali ad esempio: sistema di raffreddamento, sistema di ventilazione, sistema di controllo etc.
Tutte le attività di prevenzione, misura e controllo, volte a limitare al massimo l esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Alette metalliche radioattive che sono state rimosse dagli elementi di combustibile Magnox della centrale nucleare di Latina al momento del loro allontanamento dall impianto.
Edificio nel quale i materiali provenienti dallo smantellamento della centrale o dell impianto nucleare vengono tagliati, decontaminati e compattati prima di essere definitivamente condizionati.
Il tempo di dimezzamento di un isotopo radioattivo è definito come il tempo occorrente perché la metà degli atomi iniziali dell isotopo decadano. E inversamente proporzionale all attività e può fornire un indicazione sul periodo necessario di confinamento dei materiali radioattivi prima del loro rilascio incondizionato in ambiente, una volta raggiunti valori di radioattività non pericolosi per l uomo e l ecosistema.
Struttura nella quale il calore rilasciato dal decadimento del combustibile nucleare, in condizioni di emergenza, viene trasferito nell ambiente esterno attraverso un sistema di raffreddamento ausiliario. Le torri RHR della centrale di Caorso sono state abbattute nell ambito del programma di decommissioning.
Interventi di compattazione, riduzione di volume, decontaminazione e caratterizzazione, necessari per sistemare in idonei contenitori i rifiuti radioattivi prodotti.
Recipiente metallico che contiene il nocciolo del reattore e i canali per il passaggio del refrigerante. É progettato per resistere a pressioni elevate. Ad esempio, in un reattore ad acqua leggera di tipo PWR, la pressione all interno del vessel è dell ordine delle 160 atmosfere.
La zona classificata è l ambiente di lavoro sottoposto a regolamentazione per motivi di protezione contro le radiazioni ionizzanti. Le zone classificate possono essere: zone sorvegliate o zone controllate. La zona sorvegliata è ogni area di lavoro in cui, sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dall esperto qualificato, sussiste per i lavoratori in essa operanti la possibilità di ricevere una dose superiore a 1 mSv, ma che non debba essere classificata zona controllata.
La zona controllata è ogni area in cui, sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dall esperto qualificato, sussiste per i lavoratori in essa operanti la possibilità di ricevere una dose annua superiore a 6 mSv.